ALESSANDRA
CORBETTA
GENERATIVI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!
Sarà che sono quattro mani unite anche nella vita; sarà che sono due menti profonde e pragmatiche allo stesso tempo; sarà che di speranza concreta ce n’è davvero bisogno; ma con questo manifesto per la società dei liberi Mauro Magatti e Chiara Giaccardi invogliano davvero a cambiare le cose. E lo fanno già partendo dal titolo: perché a Generativi di tutto il mondo unitevi! non sarebbe necessario aggiungere altro.
Una riesamina attenta, lucida, puntale del concetto di libertà per comprenderne il senso e allontanare dal non-senso con cui, invece, il più delle volte il termine viene evocato; un non accontentarsi delle cose così come sono e prendere coscienza del fatto che può esistere un modo migliore e meno superficiale di essere liberi, un modo che non si deve per nessuna ragione al mondo smettere di cercare.
La libertà, da sempre scopo e fine di ogni azione umana e grande amore di ogni popolo, richiede vigilanza perché è impegnativa e necessita di essere valutata come progetto sociale tout-court, considerando l’insita natura relazionale che possiede. La libertà non può più venire ridotta a mero consumo: essa deve necessariamente essere condotta fuori dal circuito potenza-volontà di potenza in cui l’abbiamo intrappolata e in cui noi siamo finiti preda di quello che Bateson definisce “doppio legame”, ovvero un meccanismo in cui l’individuo deve essere se stesso e allo stesso tempo aperto a tutte le possibilità, dove deve scegliere e contestualmente non credere a niente, in cui deve godere ma anche performare.
Ciò perché una libertà del tutto privata di qualsiasi punto di riferimento finirebbe per autocondannarsi all’annichilimento, come ben evidenziano Benasayag e Schmit quando asseriscono che “là dove è tutto possibile, nulla esiste”; una libertà di questo tipo altro non farebbe se non infilarsi e infilarci ancora di più in quel dannoso circolo di differenziazione che non fa differenza, in quel regime delle equivalenze dove ogni cosa viene ridotta a essere banale punto di vista, dove niente conta davvero se non per un istante talmente breve da non essere nemmeno degno di nota, dove – affermano con forza Magatti e Giaccardi - “siamo pieni di cose, di esperienze, di relazioni, ma perfettamente vuoti e soli”.
Una libertà mancante di senso del futuro, ripiegata su se stessa, che risucchia e annulla l’altro non può essere vera libertà; da qui la sfida di liberarla, di renderla libera in modo autentico; di più: di farla essere generativa. La generatività allora come soluzione, forse impegnativa, probabilmente ardua ma rigogliosa, dal profumo utopistico, dal sapore denso. Generatività che al contrario del consumo non incorpora ma escorpora, che non prende ma dà; generatività come ciò che è in grado di mettere al mondo, di dar vita, di far essere.
Generatività che ci crede, che si impegna, che sa sperare, che esce dalla logica del “tutto subito”, che intraprende e attende, che eccede senza eccesso, cha dà valore e crea valore, che fa crescere, che aiuta, che tende la mano, che costruisce, che ci ricorda che la persona “viene sempre e comunque prima e dopo” e che la singolarità e l’unicità sono ben altro di una sommatoria di scelte tra opzioni precostituite all’interno di gamme già date.
Non a caso il generare opera in una prospettiva deponente e transitiva, facendo proprie le attività del desiderare, del mettere al mondo, del prendersi cura e del partorire; per ognuna di queste declinazioni, attraverso cui la generatività si esplica e si concretizza, Magatti e Giaccardi forniscono una spiegazione che, partendo dall’etimologia dei termini presi in considerazione, ne scava il significato profondo unendo all’assunto teorico e concettuale, quello pragmatico e fattuale, cosicché niente possa rimanere solo una bella parola o un discorso accattivante ma tutto prenda la forma di un’iniziativa possibile, pronta a partire, desiderosa di prendere piede.
La straordinarietà del manifesto, che non solo dovrebbe essere letto da tutti ma su cui soprattutto tutti dovremmo riflettere, sta nella contemplazione della concatenazione della miriade di elementi che entrano in gioco quando si tenta di proporre una soluzione a un problema che, per inciso, non è la conquista del Parco delle Vittorie del Monopoli, bensì quello della nostra libertà, degli altri, della società, dell’anima, del cosmo che abitiamo.
Magatti e Giaccardi l’hanno fatto con studio, indagine, perizia, passione e fede; con loro quindi possiamo – anzi dobbiamo - dire, "attorno a un nuovo immaginario della libertà: generativi di tutto il mondo, unitevi!”