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Recensione di Carla Malerba

Chi è poeta sa bene di appartenere ad una categoria di esseri umani legati da un innato senso di “non accettazione” per tutto quello che  è stato loro destinato.   Si aggiunga poi la consapevolezza che il compiersi delle vicende umane è simile alle immagini che guardiamo dal finestrino di un treno: immagini liquide, sfuggenti come effimero è tutto il percorso della nostra vita.

Questi temi si definiscono nell’ultima, pregevole raccolta di Alessandra Corbetta, Corpo della gioventù (Puntoacapo Editrice 2019) che pone come centrale l’enigma dell’essere nel momento della presa di coscienza, sempre dolorosa, del cambiamento, descritto con note efficaci nei versi conclusivi di “Terza ora”: Nella bella vista anch’io vorrei morire/ ora/  mentre mi guardi,/ e canti e dormi e non avverti/ il dolore atroce del mio passaggio/ obbligato di gioventù.

Idea ricorrente, espressa con maestria di sfumature nelle sezioni che fanno da sentiero e che introducono al percorso canonico della crescita, del corpo giovane nel suo disvelarsi, di espandere le sue potenzialità segnando le tappe fino all’ esplosione del sé, della coscienza sempre vigile, della considerazione del poco–tanto che ci è stato assegnato.

Su tutto incombe una sorta di presagio, un malessere dell’animo che non trova rimedio e che resta componente essenziale della poesia di Corbetta, come in “Spose” ’ o la sconfitta dell’idea, eroicità della gioventù, mentre affiora, dolcissima, l’empatia per gli altri, per i personaggi che popolano le sue pagine poetiche. Personaggi che hanno camminato sulla strada di tutti e poi hanno smesso di percorrerla. Hanno però lasciato un segno se sono riusciti a colpire i sensi sempre all’erta della poetessa, che è pronta a far scaturire dal suo animo immagini bellissime.

Poesia di immagini, sensi ed enigmi, quella di Alessandra. Ma la forza e la potenza delle immagini si fanno eloquenti e conducono a comporre i quadri finali, anche se non vogliamo definizioni. La poesia non lo richiede.

Mi hanno colpito le parole di Milo De Angelis scelte da Alessandra per introdurre alla sezione Battenti: “Sapersi progetto interminabile è avere paura del tempo fermo in cui entrerai”.

Sono emblematiche queste parole per comunicare tutta la difficoltà della gioventù, che non può essere immune dalla paura del tempo fermo, “passaggio obbligato”, da cui non si prescinde.  

 Tuttavia si possono trovare, nel labirinto, dei modi per fronteggiare la paura.

Alessandra lo sa: uno di essi è la poesia.

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